lunedì 28 luglio 2008

Si viene e si va...

Ora si va.

In Irlanda per una decina di giorni, poi nel sempre verde Vicosoprano, tra tornei di calcio e follia. Il PC (e quindi il blog) mi saranno alieni fino a settembre, perciò questa sarà l'ultima entry estiva.

Buon Agosto a tutti...

mercoledì 16 luglio 2008

lunedì 14 luglio 2008

Nuovo Blog per il Real Vico...


Nuovo Blog aperto sulla squadra di calcio del mio bel paese...





Curato ed aggiornato da me e Max.

martedì 1 luglio 2008

Gocce di piombo


Racconto autoconclusivo...



Dannazione.
Ma perchè deve sempre succedere a me?
"Pensaci tu, Froster".
Il bastardo non è capace di dire altro.
Bella roba essere commissario. Mi sa che un giorno o l'altro mi prendo anch'io una laurea, così da poter finalmente smettere di dipendere da Mulliver.
Anche il cielo di New York ha pena per me, a quanto pare. Un pianto fitto, senza tregua; lacrime calde provienti da neri occhi di nubi. La fabbrica abbandonata che ho davanti non potrebbe apparire meglio che con un tempo come questo. Il sole non dovrebbe toccare certi incubi partoriti dalla mano dell'uomo. Una massa grigia, rovinata, decrepita.
Morta.
E nelle viscere abominevoli di questo cadavere della rivoluzione industriale un piccolo verme sopravvive, nascondendosi dai predatori del mondo esterno. Come me. Un tossico tanto giovane quanto imbecille, che ha rovinato la propria vita e quella altrui con il suo vizio maledetto. La sua ultima bravata è stata aggredire un povero fallito che gestiva un negozietto per prendergli i quattro soldi della cassa. Ma io mi dico, se non sei miliardario come anche solo pensi di poterti drogare? Comunque, un imbecille con una pistola non diventa Lupin; alla prima, goffa, reazione del commerciante è partito il colpo, che per fortuna di entrambi si è infranto nella laida gamba. Jimmy poi si è rintanato come il ratto che è in questo bel rudere davanti a me.
Prenderlo e sbatterlo in cella sarebbe il lavoro per una squadra, ma a New York ne abbiamo troppi di problemi per sprecare poliziotti così. E come Mulliver ben sa, per certe faccende io solo sono più che sufficiente.
Pochi metri mi separano dall'entrata dell'edificio. La porta non c'è più da chissà quanto, il varco rettangolare è grande abbastanza da sembrare una dantesca porta di questo inferno urbano. Chissà se Jimmy avrà lasciato ogni speranza, dopo essere entrato.
Varco la soglia con passo lento a calcolato, accompagnato dal cigolio della suola di gomma dei miei stivali. Il mio impermeabile è zuppo, come il cappuccio che mi incombe sulla testa.
E' ora di lanciarlo indietro.
La pioggia ha un odore tutto suo. Una sensazione salmastra, che diventa sempre più forte in base alla chiusura del luogo. Qui è dannatamente forte e mischiata ad un tanfo di polvere non fa che rendere l'aria ancor più irrespirabile.
Non vedo l'ora di tornare fuori, all'aria aperta.
Percorro il lungo corridoio che funge da atrio, seguendo come un cane da caccia la mia preda. Per fortuna non devo affidarmi all'olfatto o cercare ramoscelli spezzati; le impronte sono bel visibili, tracce fangose nel mare di polvere. Intorno a me null'altro che parti di muratura crollate e spazzatura variegata. Segno visibile che qualche barbone ha trovato dimora qui, qualche tempo fa.
I passi voltano all'improvviso verso destra. Dietro una porta parzialmente sfondata una scala in muratura. Salto oltre i vetri sparsi per terra, poi sono pronto a salire al piano superiore. La luce è dannatamente fioca, ma non è saggio usare la torcia sempre presente nel mio impermeabile.
Non voglio inseguire per ore il tossico qua dentro.
Sui muri macchie nere sono spalmate malsanamente: infiltrazioni immagino, o cose del genere.
Il secondo piano è praticamente analogo al primo: un grande corridoio con una serie di porte ai lati.
Solo, è più sporco e più buio.
Riesco comunque a seguire le impronte, che mi portano infine davanti ad una porticina chiusa.
E' giunto il momento dell'azione, finalmente!
Non so se abbia ancora con sè una pistola o no; per precauzione stringerò la mia tra le mani, dopo averla estratta dalla fondina sul fianco, nascosta dall'impermeabile.
Bene, basta perdere tempo, ora.
Con un calcio sfondo la porticina la pistola puntata davanti a me pronta a fare fuoco.
E' una piccola stanza di pochi metri quadri, fiocamente illuminata da quel poco di luce di lampione che penetra dall'unica finestra con le persiane mal ridotte e piene di buchi, il pavimento ricoperto da ciarpame e dal manto di polvere sempre presente.
Mi blocco dall'urlare 'Polizia' non appena vedo che non c'è anima viva qui dentro.
Prima di potermi porre delle domande, il freddo tocco del metallo sul mio collo mi dà le risposte.
"Poco acuto, agente Froster. O forse la mia trappola era troppo ben elaborata per uno come te?"
Riconosco subito la voce.
Quella dannata e melliflua nenia viene dalla gola di Jack Gladis, uno dei migliori killer della mafia irlandese. L'avevo buttato al fresco qualche mese fa, ma a quanto pare non è marcito in prigione da quel giorno a quello della sua morte, come gli avevo promesso.
"E a cosa devo tante attenzioni, brutto bastardo?"
"Hai imprigionato o fatto fuori un sacco di uomini di fiducia del vecchio Finn, suo figlio compreso. Il boss ha deciso di mettere fine a tutto questo. E sapeva che non c'è nessuno migliore di me per fare questo lavoro"
"Sei venuto da solo, Jack? Non è molto saggio..."
"Se avessi portato degli altri avrebbero fatto qualche errore. E non si può fare errori con te, amico mio"
"Io non sono amico tuo, Jack"
"Oh, fra poco non sarai amico proprio di ness..."
Quando la gente parla è poco attenta a quello che fa. Killer compresi.
Con un movimento fulmineo mi giro su me stesso, colpendo con il dorso la mano del bastardo con la pistola puntata sulla mia testa. Il colpo detona, ma il proiettile si infrange contro la parete alle mie spalle. Il secondo colpo che gli sferro è con il calcio della mia colt, sotto il mento. L'uomo precipita a terra davanti a me, ma riesce a tenere l'arma stretta.
Un attimo dopo siamo l'uno davanti all'altro, le pistole pronte a far fuoco.
Un sorriso compare sul volto pallido di Gladis.
"Chi sarà più veloce tra di noi, Froster?"
Il proiettile parte un secondo dopo.
La vista viene meno, così come l'equilibrio. Rovino a terra, immergendomi nella polvere.
Con la manica pulisco l'insieme di sangue e cervella finitomi sugli occhi, trattenendomi per non vomitare.
Prima sparare, poi parlare, Gladis.
Chissà se all'inferno imparerai questa lezione.
Mi alzo a fatica fissando quel poco che rimane della testa del killer.
Se è tutto qui quello che la mafia ha da offrire, sono a cavallo.
Ora devo solo scoprire se quel gran bastardo del commissario Mulliver fosse a conoscenza del piano o se, come al solito, fosse solo troppo imbecille per capire le cose che ha davanti. Nel primo caso, perlomeno, avrei la facoltà di fargli smettere di farmi sgobbare come un dannatissimo garzoncello.
L'odore della morte umana mischiato a quello già presente è davvero troppo. Lascio di corsa l'edificio, correndo per le scale a più non posso.
Oh, all'entrata ci sono due tizi in giacca e cravatta con delle belle pistole in mano. A quanto pare Gladis aveva mentito.
Tipico dei mafiosi.
Poco male per me, molto male per loro.
I proiettili della mia Colt mettono fine alle loro vite prima che possano anche solo provare ad alzare le loro armi.
Pochi secondi dopo sono fuori dallo stabilimento in rovina, ancora una volta sotto la pioggia incessante.
Che sollievo quest'acqua.
Estratto rapidamente il cellulare faccio il numero del capo e aspetto la sua risposta.
"Commissario Mulliver"
"Sono Froster. Sistemato il caso. Con gli interessi, direi"
"Che vuol dire?!"
"Manda una pattuglia e lo scoprirai"
Butto giù la chiamata prima di sentire la sua ignorante risposta. Ora voglio andare a casa a farmi una doccia. Conoscendo i tempi dei miei colleghi riuscirò a farmela con calma, prima che qualcuno chiami per sapere che diavolo è successo dentro quell'edificio.
Gli interrogatori dei superiori, quelli sì che sono un vero inferno.
Fare fuori i mafiosi, bè... quella è la parte che preferisco del mio lavoro.
Spero che Dio, o chi per Lui, capirà, quando arriverò lassù con il curriculum di vittime invidiabile che mi porto dietro...